BAITBALL (01) “I’ll slip an extra shrimp on the barbie for you”

BAITBALL (01) "I'll slip an extra shrimp on the barbie for you"

Jaana-Kristiina Alakoski, ASAFO Black (Nuna Adisenu- Doe, Scrapa, Jeffrey Otoo, Samuel Kortey Baah, Denyse Gawu-Mensah, Larry Bonćhaka), ASMA, Monia Ben Hamouda, Ludovic Beillard, Vitaly Bezpalov, Andrew Birk, Enrico Boccioletti, Melanie Bonajo, Benni Bosetto, Cécilia Brueil, Ian Bruner, Marco Bruzzone, Paolo Bufalini, Pierluigi Calignano, Katharina Cameron, Costanza Candeloro, Finn Carstens, Filippo Cecconi, Guendalina Cerruti, Keren Cytter, Edoardo Ciaralli, Riccardo D’avola-Corte, Stine Deja, Zoë De Luca, Maria Adele Del Vecchio, Lila De Magalhaes, Davide Dicorato, Derek M. F. Di Fabio, Alessandro Di Pietro, Neckar Doll, Loki Dolor, Don Elektro, Clementine Edwards, Kayla Ephros, Adham Faramawy, Cleo Fariselli, Emilio Ferro, Olga Fedorova, Alessandro Fogo, Léo Fourdriner, Michele Gabriele, Paolo Gabriotti, Tommaso Gatti, Diana Gheorghiu, Naomi Gilon, Marco Giordano, Nicola Gobbetto, Serena Grassi, Julie Grosche, Jennyfer Haddad, Jan S. Hansen, Philip Hinge, Helena Hladilová, Joey Holder, Ellie Hunter, Eloise Hawser, Angelique Heidler, Lena Henke, Botond Keresztesi, Keiu Krikmann, Andrea Kvas, Virginia Lee Montgomery, Per-Oskar Leu, Lucia Leuci, Abby Lloyd, Ula Lucińska + Michał Knychaus, Lorenzo Lunghi, Tamara Macarthur, Dalia Maini, Rachele Maistrello, Viola Morini, Max Motmans, Marco Musarò, Christine Navin, Avery Noyes, Alessandro Nucci, Francesco Pacelli, Nuno Patrício, Emma Pryde, Anni Puolakka, Agostino Quaranta, John Roebas, Andrea Sala, Giulio Scalisi, Jens Settegren, Siggi Sekira, Guido Segni, Helin Shahmaran, Namsal Siedlecki, SGOMENTO (Matteo Pomati, Marco Pio Mucci), Anna Slama, Livia Spinga Mantovani, Ruben Spini, Martin Soto Climent, Mireille Tap, Filippo Tappi, Nik Timková, Philipp Timischl, Natalia Trejbalova, Marta Trektere, Urara Tsuchiya, Patrick Tuttofuoco, Eva Vallania, Daniel Van Straalen, Essi Vesala, Gaia Vincensini, Marco Vitale, Alessandro Vizzini, Gray Wielebinski, Zoë Williams, Yelena Zhelezov, Michaela Zuge-Bruton

A cura di Catbox Contemporary, Davide Da Pieve, Essenza Club, Flip Project, Ginny Project, Harlesden High Street & Twee Whistler, Like A Little Disaster, Felice Moramarco, Nights, PANE project, Progetto, Rhizome Parking Garage, Studioconcreto, The Sunroom, Ultrastudio

5 Gennaio / 15 Marzo 2020 @Palazzo San Giuseppe, Polignano a Mare

Una baitball si crea quando dei piccoli organismi (pesci, uccelli, insetti) si muovono compatti assumendo una forma sferica che si dipana a partire da un centro comune. Si tratta di una misura difensiva adottata per sfuggire alle minacce dei predatori, ma è anche un esercizio di coesione che potenzia le funzioni idro-aerodinamiche degli organismi stessi.
Una baitball coordinata, che si muove luccicante all’unisono, è un’immagine ipnotizzante; centinaia o migliaia di individui che si muovono insieme come sotto controllo radio o seguendo una coreografia prestabilita. Sono ancora più sorprendenti se si considera che al loro interno non esiste alcun leader né alcuna gerarchia. 
Le “bolle” si formano attraverso quell’emergenza spontanea nota come auto-organizzazione. Quest’ultima si costituisce procedendo dal basso verso l’alto; è un fenomeno a-centrico e non lineare, un processo irreversibile che, grazie all’azione cooperativa di sottosistemi, conduce a strutture più complesse nel sistema globale.
Una baitball ruota, si contrae, si espande, si separa e torna a essere tutt’uno, senza soluzione di continuità: singole individualità con una mente alveolare. La coesione è ottenuta attraverso il coordinamento di ciascun individuo rispetto a quello più vicino. Una massiccia bolla coordinata è costituita da migliaia di azioni individuali che compongono un unico movimento collettivo.

Conformazioni di aggregati eterogenei che si distribuiscono nello spazio sono universali tra gli organismi viventi, dai batteri ai grandi vertebrati. Ma se le caratteristiche specifiche delle aggregazioni colpiscono visivamente l’occhio umano, un’analisi euristica basata sulla visione umana non è sufficiente per rispondere a domande fondamentali su come e perché gli organismi si aggreghino, né riesce a spiegare come e perché i medesimi processi associativi investano elementi “inanimati” come il vapore acqueo, le dune di sabbia, le galassie, in cui questi pattern derivano da semplici interazioni abiotiche tra i singoli componenti.

Il progetto BAITBALL segue lo stesso meccanismo comunitario, naturale e universale per creare un soggetto/oggetto ibrido, una dimensione collettiva, ciò che rimane dopo aver eliminato le nozioni artificiali di natura e cultura. Essa emerge dall’articolazione continua di umani e non-umani, artefatti, inscrizioni, animali, vegetali, spiriti, antenati, dèi, organismi e protesi tecnologiche, locale e universale, paure apocalittiche e speranze tecnologiche. 

“Us and our technologies in one vast system – to include human and nonhuman agency and understanding, knowing and unknowing, within the same agential soup[1]”.

BAITBALL non è né un oggetto né un soggetto: è una relazione. È un fenomeno rappresentabile solo come un’interazione che consente di passare dall’“ottusità dell’io alla fluidità del noi”. BAITBALL non è un punto fisso, una struttura invariante, bensì un essere in circolazione che disegna una rete multicentrata. È un reticolo intrecciato che agisce costantemente con tutti gli altri artefici del mondo, animati e inanimati. Al suo interno, le associazioni di umani e non-umani diventano percorsi conoscitivi del mondo perché lo generano con la loro azione reciproca, hic et nunc. 

BAITBALL è un toroide; in essa l’energia fluisce da una estremità, circola attorno al centro e fuoriesce dalla parte opposta. È bilanciata, si autoregola, può autosostenersi ed è fatta della stessa sostanza che la circonda, come un tornado, un anello di fumo nell’aria o un vortice nell’acqua. Il toroide consente a un vortice di energia di scorrere verso l’esterno per poi ripiegare su se stesso. Così l’energia di una BAITBALL si rigenera continuamente e, allo stesso tempo, si espande autoriflettendosi su se stessa.

BAITBALL non è un macrorganismo, né una sussunzione delle parti in una superiore totalità, ma una inter-penetrazione delle entità, una zona di indistinzione e trasformazione.
[…] everything is connected to something, which is connected to something else. While we may all ultimately be connected to one another, the specificity and proximity of connections matters — who we are bound up with and in what ways[2]. 

BAITBALL crea linee di crescita e di movimento; non vive in luoghi bensì lungo sentieri: quella del “viandante” è la sua conditio originaria. La sua dimensione si definisce in base al movimento e alle relazioni, i sui contorni sono così sfumati che una sua definizione diviene possibile esclusivamente da un punto di vista ecologico contestuale. Il suo ambiente non è semplicemente la “cosa” che la circonda, bensì un “imbroglio” inestricabile di linee, un groviglio di sentieri intrecciati. 

This tangle is the texture of the BAITBALL, beings do not simply occupy the world, they inhabit it, and in so doing – in threading their own paths through the meshwork – they contribute to its everevolving weave. Thus we must cease regarding the world as an inert substratum[3].

Se il potere/sapere moderno, coloniale, naturalista, tende a contrarre l’azione del collettivo in un sistema ordinato (una struttura, una scacchiera, una cartografia), BAITBALL estende invece la percezione della realtà a un multiverso fatto di tracce, trame e intrecci – dalla proiezione di luminose catene immaginarie fra una stella e l’altra alla costruzione di sigilli magici, alla chiroscopia o ad altre forme di mantica. Tale processo amplifica l’originario intreccio di organismi, mitologie e relazioni ecologiche. 

BAITBALL is a place where to live together across difference. Whatever the new arrangements will bring, human exceptionalism and individualism will very likely be a difficult embarrassment for dreaming up new worlds to become-with-others[4].

L’ecosistema che emerge dalla prospettiva della BAITBALL implica la riconsiderazione della teoria dell’evoluzione darwiniana: anziché considerare classi separate come individui, regni, specie, biomi, occorre considerare le singole entità come vortici in un flusso. Tali entità, di fatto, non esistono in quanto oggetti stabili, ma si mescolano continuamente in un confluire inarrestabile di flussi. BAITBALL descrive una posizione di traduzione, mediazione e relazione che diventa il perno di un modello morfologico e ontogenetico.

“The view of evolution as a chronic bloody competition among individuals and species, a popular distortion of Darwin’s notion of “survival of the fittest,” dissolves before a new view of continual cooperation, strong interaction, and mutual dependence among life forms. Life did not take over the globe by combat, but by networking. Life forms multiplied and complexified by co-opting others, not just by killing them”[5].

BAITBALL si attiva con ciò che non possiamo vedere né prevedere con le conseguenze inattese, indesiderate e invisibili delle azioni collettive, al di là dei limiti della standardizzazione della possibilità di controllo. 

BAITBALL identity is not an object; it is a process with addresses for all the different directions and dimensions in which it moves, and so it cannot so easily be fixed with a single number. BAITBALL is more like a verb. It repairs, maintains, re-creates, and outdoes itself[6]. 

BAITBALL specula sull’amore, sull’amicizia, sul “fare insieme” e sulla fiducia, i quali sono sempre qualcosa in più e sempre qualcosa in meno rispetto alla consapevolezza e alla conoscenza.

BAITBALL è uno stadio evolutivo, un meccanismo strategico per aggirare l’estinzione, per mentire alla morte.

 

Tools: James Bridle, Donna Haraway, Lynn Margulis, Tim Ingold, Timothy Morton, Bruno Latour, Michel Serres.

[1] “Noi e le nostre tecnologie in un unico vasto sistema – per includere l’agency e la comprensione umani e non umani, il noto e l’ignoto, all’interno della medesima zuppa agential”.
[2] “Tutto è collegato a qualcosa che è collegato a qualcos’altro. Mentre alla fine possiamo essere tutti collegati l’uno all’altro, ciò che maggiormente conta è la specificità e la vicinanza delle connessioni – con chi siamo legati e in quali modi”.
[3] “Questo groviglio è la trama della BAITBALL: gli esseri non occupano semplicemente il mondo, piuttosto lo abitano e così facendo – intrecciando i reciproci sentieri all’interno del reticolo – contribuiscono alla costituzione della sua trama evolutiva. Pertanto dobbiamo cessare di considerare il mondo in termini di substrato inerte”.
[4] “BAITBALL è un posto dove vivere insieme attraverso la differenza. A prescindere dalle nuove disposizioni via via introdotte, l’eccezionalità umana e l’individualismo costituiranno molto probabilmente un ostacolo difficoltoso alla possibilità di sognare nuovi mondi per evolvere-con-altri”.
[5] “La concezione dell’evoluzione intesa come una sanguinosa competizione cronica tra individui e specie, una distorsione popolare della nozione darwiniana di “sopravvivenza del più adatto”, si dissolve davanti a una nuova visione di cooperazione continua, forte interazione e dipendenza reciproca tra le forme di vita. La vita non ha conquistato il mondo mediante la lotta bensì attraverso la capacità di fare rete. Le forme di vita si sono moltiplicate e sono divenute sempre più complesse cooptando le altre, non unicamente uccidendole”.
[6] “L’identità della BAITBALL non è riconducibile a quella di un oggetto; è piuttosto un processo che possiede una sorta di indirizzo per ciascuna delle diverse direzioni e dimensioni in cui si muove. Pertanto, non può essere ridotto a un singolo numero. BAITBALL è più simile a un verbo. Ripara, mantiene, ricrea e supera se stesso”.

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